I cinque finalisti della XVIII edizione

Venerdì 19 aprile 2013 proclamata al Teatro Nuovo di Verona la cinquina finalista del concorso Campiello Giovani XVIII edizione

Un Ricordo di Ilaria Catani Corfinio (AQ)




Ibrido Di Fuoco di Valentina Giuliano Salzano (VE)




Girasole Impazzito Di Luce di Alberto Alarico Vignati Corsico (MI)




Diciassette e Cinquantaquattro di Paola Vivian Marostica (VI)




Le Strade Primitive di Alberto Zanella Santorso (VI)




RICONOSCIMENTO COME MIGLIOR RACCONTO PROVENIENTE DALL’ESTERO
Scacco matto di Ambra Giacometti - Locarno (Ticino) – Svizzera





MOTIVAZIONI

I 5 finalisti

Un Ricordo di Ilaria Catani – Corfinio (AQ)
In una casa di riposo un’anziana sembra molto più attenta e vigile degli altri. E’ Gina, l’unica che riceve una visita, un uomo anziano che in principio stenta a riconoscere come il suo primo grande amore. In un gioco di rimandi ripercorriamo l’infanzia della piccola Gina, una bambina radiosa e tenace che purtroppo subisce molestie e abusi sessuali da parte del padre. I suoi tormenti sono interrotti dall’amore del giovane Filippo, che una volta adolescente se ne innamora e la vuole sposare. Il padre, temendo il peggio per sé, la farà internare in un ospedale psichiatrico, dicendo a Filippo che è andata in monastero per farsi suora. Ma l’amore ha delle risorse che neppure riusciamo a immaginare. Filippo, anche se vecchio, ha ritrovato la sua Gina. E non basta, il destino ha in serbo per lui un dono che mai si sarebbe potuto aspettare. Vivido e commovente.

Ibrido di fuoco di Valentina Giuliano – Salzano (VE)
Un’adolescente si sveglia nel suo letto in preda a un attacco, non riesce a respirare, le sembra di bruciare, sviene appena si alza. Solo un’iniezione di adrenalina riesce a calmare il fuoco che sembra divampare dentro e fuori di lei. Un uomo, un medico con le mani ustionate, si prende cura di lei e la aiuta. Alla fine il suo corpo ci appare, sfigurato, abraso, cicatrizzato, tagliato. In una società indefinita e distrutta da un incendio reale o immaginario, persone per lo più ustionate o malate cercano riparo tentando nuove semine e cercando di costruirsi un’altra vita. Un affresco stupefacente e perturbante, un quadro reale e metaforico, fors’anche una lettura allegorica della nostra contemporaneità. Potente, scabroso, assolutamente accecante.

Girasole impazzito di luce di Alberto Alarico Vignati – Corsico (MI)
Giuseppe, anche se ha sedici anni, è vestito di tutto punto con un abito grigio ed un fazzoletto nel taschino. Il suo professore di ripetizioni, un giovane studente universitario, ne ha abbastanza della sua indolenza e superbia. La situazione diventa ancor più insostenibile quando, al rientro in casa una sera, egli trova il ragazzo che piange sul suo pianerottolo, gli dice che è scappato e gli chiede aiuto. Joseph, così si chiama il suo insegnante, non sa bene che fare e lo conduce da Antonio, bidello della scuola, suo amico e, proprio come Giuseppe, grande lettore. Antonio ci mette poco a disarmare il ragazzo, il quale confessa di provenire da una famiglia dell’andrangheta, di avere paura e di volerne uscire a tutti i costi. I tre organizzeranno allora un’imboscata nella quale cadranno lo zio di Giuseppe, Vittorio, e i suoi scagnozzi. E sarà proprio Giuseppe a decidere di chiedere aiuto alla polizia. Prima che arrivino le forze dell’ordine, Joseph e Antonio faranno guidare Giuseppe intorno alla casa, insegnandogli come si fa. Il dolore forse non si può cancellare, ma la vera amicizia può riuscire a temperarlo. Contemporaneo e cinematografico.

Diciassette e cinquantaquattro di Paola Vivian – Marostica (VI)
Un uomo mangia sedici palline di cioccolato ricoperte di cocco sulla sua Audi A6, spiando le donne che ha già stuprato. Donne che alla fine hanno smesso di piangere ed hanno ricominciato a vivere, donne da cui è ossessionato. Una di loro è rimasta incinta e ha tenuto sua figlia, pur non curandosi poi più di tanto di lei. Una bambina sola, problematica, che riacquista un po’di passione per la vita grazie all’incontro con la sua nuova baby sitter, una fotografa ventiquattrenne capace di riconoscere la magia nelle cose e nelle persone. Ma il nostro uomo non sopporta questa sua nuova felicità. Tutto deve essere marchiato dal dolore che lui porta. Un giallo cupo e ben congegnato, uno stupratore maniacale e preciso, una vita che cerca di lottare contro un sinistro, insinuante senso di morte, e non ce la fa. Sapiente, molto suggestivo.

Le strade primitive di Alberto Zanella – Santorso (VI)
Un gruppo di ragazzini con le ginocchia sbucciate in cima agli alberi del paese si diverte a sputare su una fila di frati di passaggio, che li sgridano alzando la voce. Comincia così il racconto di una confraternita di amici che diventano grandi quando i politici del nord (così denominati) raggiungono le loro terre e si offrono di comprarle per un nonnulla, per costruire ponti, dighe, città imperiali dove poter svolgere i loro affari. Per distrarre quella povera gente da ciò che le si sta davvero facendo, vengono vendute e regalate delle trottole di porcellana, che servono a dimenticare e a sognare contemporaneamente. Il tutto sfocerà in una serie di disastri (alcuni amici uccisi, altri suicidi per salvarsi, altri dispersi) e poi in una guerra civile dove uno dei soldati incontrerà lo spettro di broken, una figura sinistra e cupa che mette di fronte alla propria solitudine. Con la fine della guerra arriverà anche l’amore, e una lettera del capitano ammonirà i soldati dicendo loro che, se si è vivi, non si può volere di meglio per se stessi. Poetico e toccante.

RICONOSCIMENTO ESTERO
Scacco Matto di Ambra Giacometti – Locarno (Canton Ticino)
Un vecchio triste e solo si reca ogni giorno al parco e si siede al tavolo degli scacchi, aspettando che qualcuno lo sfidi. Vince sempre, e chi lo conosce gli ha consigliato di fare dei tornei, perché è così abile che li vincerebbe tutti. Ma a lui non interessa. Preferisce darsi alla concentrazione e alla solitudine, come ha sempre fatto. Un giorno viene da lui un losco figuro, vestito di nero, con gli occhiali scuri. Lo invita a giocare dicendogli che di sicuro perderà. Il vecchio accetta e vince la partita. Ma il losco figuro si ripresenta, una seconda e una terza volta, sempre chiedendogli di giocare e dicendogli che perderà. Il vecchio vince, ma piano piano l’idea di perdere si fa strada come un sollievo dentro di lui. E una sera perde, o meglio lascia che l’altro vinca. (Alcuni in paese sostengono che l’altro sia la morte). Fatto si sta che il vecchio, dopo aver perso, è cambiato. Vuole ritrovare sua figlia e sua nipote, e magari insegnarle a giocare a scacchi. Non si deve vincere a tutti i costi, a volte perdere è anche più interessante. Filosofico e allegorico.