I Finalisti della XLII edizione

La selezione dei 5 finalisti della Giuria dei Letterati 42° edizione del Campiello Letteratura
Carmine Abate, La festa del ritorno, Mondadori

Nato nel 1954 a Carfizzi, un paese arbëresh della Calabria, è emigrato da giovane in Germania. Oggi vive in Trentino, dove insegna. Ha esordito nel 1984 in Germania con la raccolta di racconti Den Koffer und weg! (ed. italiana ampliata, Il muro dei muri, 1993). Ha pubblicato, tra l’altro, una ricerca sull’emigrazione, I Germanesi, con Meike Behrmann (Campus Verlag, 1984), il libro di poesie Terre di andata (Argo, 1996) e i romanzi: La moto di Scanderbeg (Fazi, 1999; “Premio Crotone”, “Libero Bigiaretti” e “Racalmare-Leonardo Sciascia”); Il ballo tondo (1991, ristampato da Fazi nel 2000, “Premio internazionale dei lettori Arge Alp”); Tra due mari (Mondadori, 2002, con cui ha vinto i Premi: “Società dei Lettori di Lucca”, “Domenico Rea – Ischia”, “Matelica-L. Bigiaretti”, “Premio internazionale Fenice Europa”, “Rhegium Julii” e il Premio internazionale “Feudo di Maida”); La festa del ritorno (Mondadori 2004, “Premio selezione Campiello”, tra i vincitori del “Premio Napoli” e “Premio Corrado Alvaro”). I suoi libri, oltre ad aver riscosso un unanime successo di critica e pubblico, sono tradotti in molti paesi.

Incipit
Le scintille ci avvolgevano, sembravano sciami d’api crepitanti; poi si azzittivano spegnendosi e ci cadevano sui capelli e sui vestiti come una bufera di neve, e mio padre diceva che un fuoco così non si era mai visto, pare fatt’apposta per schiaffarci dentro i ricordi più malamenti, diceva, e appicciarli in un lampobaleno, per sempre.
Stavamo ammirando il fuoco di Natale, quella notte, seduti sulla scalinata della chiesa di Santa Veneranda. Era stato acceso da poco e già aveva le sembianze di un vulcano imponente, dalle cui bocche si levavano fiamme alte e pennacchi di fumo. Anch’io avevo contribuito a quello spettacolo, andando in giro per i vicoli di Hora con i miei coetanei a raccogliere grossi ciocchi di legna che le famiglie donavano per la nascita del Bambinello.
Il sagrato si era riempito di persone di tutte le età che parlavano fitto fitto, a gruppetti, con la faccia al fuoco. Tre amici di mio padre vennero a sedersi accanto a noi e allora mio padre disse che aveva una sete beduina, colpa delle sarde salate molto piccanti di cui si era rimpinzato durante il cenone. Così mi mandò a comprare una cassa di birre al bar Viola. «Se non ci riesci a portarla da solo,» aggiunse «lasciati aiutare da qualcuno, mi raccomando.» …



Antonia Arslan, La masseria delle allodole, Rizzoli

E’ stata professore di “Letteratura italiana moderna e contemporanea” alla Facoltà di Lettere dell’Università di Padova. È Distinguished Visiting Professor alla Fordham University (New York) e tiene seminari e conferenze in molte università straniere, europee e statunitensi.
Ha pubblicato più di una ventina di libri e moltissimi saggi, recensioni, traduzioni, e articoli su riviste. Si è occupata in varie occasioni di letteratura veneta (con libri su Goldoni, Buzzati e sulla storia della letteratura veneta), di letteratura popolare e d’appendice ottocentesca, di poesia e narrativa contemporanea, di autori del “fantastico”.
In questo periodo è impegnata fondamentalmente su due filoni di ricerca: da una parte la scrittura femminile italiana tra Ottocento e Novecento, con la pubblicazione del volume Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana tra 800 e 900 (1998, 2000), molte ristampe di libri dell’epoca, l’edizione di nuovi carteggi e la partecipazione a diversi convegni internazionali sull’argomento.
Dall’altra il grande impegno profuso nella riscoperta della storia e della letteratura armene, con le traduzioni del grande poeta Daniel Varujan, ucciso durante il genocidio del 1915 (Il Canto del Pane, edito da Guerini e Associati, oggi alla quarta edizione, e Mari di grano, Edizioni Paoline), la traduzione italiana sul saggio di questa tragedia (Metz Yeghérn. Breve storia del genocidio degli armeni, Guerini e Associati, alla quarta edizione) di Claude Mutafian, e recentemente con il libro Hushér. La Memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni (2001). Ancora per Guerini ha curato, con B.L. Zekiyan, l’edizione italiana dei due fondamentali testi Storia degli Armeni e Storia del genocidio degli Armeni, rispettivamente di G. Dédéyan e Vahakn N. Dadrian.
Nel dicembre 2000 ha organizzato a Padova, in collaborazione con il Comune e l’Università, il convegno Si può sempre dire un sì o un no. I Giusti contro i genocidi degli Armeni e degli Ebrei.
Nell’aprile 2004 è uscito con Rizzoli il suo primo romanzo, La Masseria delle Allodole.

Incipit
Prendemmo la strada sotto i portici per andare al Santo. Era il 13 di giugno, il giorno del mio onomastico. Pioveva, e io non volevo muovermi, ma il nonno Yerwant, il patriarca a cui nessuno disobbediva, aveva detto: «È ora che la bambina conosca il suo santo. È già quasi troppo tardi, ha cinque anni. Non sta bene far aspettare i santi. E dovete portarcela a piedi». Lui ci avrebbe raggiunto con la sua automobile Lancia, e con Antonio, l’autista.
Così, percorsi con la zia le due lunghe strade porticate che conducono alla basilica, con la zia Henriette, piccola piccola, dal gran naso armeno e dai lucidi capelli neri a caschetto, che aveva molti segreti e se li teneva stretti, non portava mai tacchi bassi e non permetteva che aprissi la sua borsetta. Neppure lei era contenta dell’ordine del nonno: aveva caldo, aveva “quasi” mal di testa, pensava che andare alla basilica nel giorno del Santo fosse poco fine, cosa da provinciali e da turisti, temeva di perdermi, si angosciava per nulla, come sempre. …



Alberto Bevilacqua, La Pasqua rossa, Einaudi

E’ nato a Parma nel 1934. Scrive il suo primo romanzo, La Polvere sull'erba, nel 1955. Sciascia ne legge il dattiloscritto: vorrebbe pubblicarlo, ma ritiene che possa provocare uno scandalo. Il successo internazionale arriva con La Califfa (1964) e nel 1966 vince il Premio Campiello con Questa specie d'amore.
Intellettuale impegnato e presente nella vita italiana fin dagli inizi degli anni Sessanta, regista cinematografico (La Califfa, Questa specie d'amore, Le Rose di Danzica, Bosco d'amore), giornalista critico del costume, polemista, poeta, con la sua produzione narrativa Alberto Bevilacqua ha sempre riscosso un grande successo di pubblico, ricevendo i maggiori premi letterari italiani: dal già citato Campiello nel 1966 allo Strega (L'occhio del gatto, 1968), al Bancarella (Un viaggio misterioso, 1972), vittoria doppiata nel 1991 con I sensi incantati. Un successo sancito anche dalle ultime, felici prove: Anima amante (1996), GialloParma (1997), Sorrisi dal mistero (1998), La polvere sull'erba (Einaudi 2000).
Le opere di Bevilacqua sono state ampiamente tradotte in Europa e negli Stati Uniti, Brasile, Cina e Giappone.

Incipit
Il 21 aprile 1946, giorno di Pasqua, i detenuti di San Vittore inscenarono, nel teatrino della Rotonda, una rappresentazione «comico-allegorica». Così l’annunciò il suo autore e regista, che aveva allestito, nei mesi precedenti, una filodrammatica composta da assassini e malviventi. Una ciurma che obbediva, stranamente docile, alle regole dello spettacolo. Autore e regista fu Ezio Barbieri.
Entrarono in scena animali di ogni specie: rinoceronti, scimpanzè, giaguari, uccelli del Paradiso, altri uccelli rapaci o parlatori, leoni e leopardi, interpretati da reclusi, maschi e femmine, che si erano infilati maschere e costumi confezionati con stracci e cartapesta. Trascinavano agnelli con il collo imbrattato di sangue vivo, come votati al sacrificio. Gli agenti di custodia seguirono, con blanda curiosità, la farsa che si sarebbe trasformata in tragedia. Non afferravano lo scopo di quella messinscena che sembrava evocata col proposito, fine a se stesso, di stupire le tetre mura del carcere. Anche Dio, Cristo, la Madonna e i Santi spuntarono con fattezze da animali, seguiti da un codazzo di angeli con le ali viola e il capo del pettirosso. …




Luigi Guarnieri, La doppia vita di Vermeer, Mondadori

Luigi Guarnieri è nato a Catanzaro nel 1962 e vive a Roma. Si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e laureato in lettere classiche all’Università di Pisa. Ha scritto per il cinema, per il teatro e per la radio. Nel 2000 ha esordito nella narrativa con “L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso” (Mondadori, Premio Bagutta opera prima), rilettura romanzesca della sorprendente biografia del discusso psichiatra e criminologo. Dell’autunno 2001 è “Tenebre sul Congo” (Mondadori), rivisitazione documentaria e fantastica del “Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad, incentrata sulla vita dell’avventuriero tedesco Eduard Schnitzer, prototipo del Mr Kurtz conradiano. Nel 2003 esce il racconto ‘Una breve follia’ (per il piccolo editore romano Quiritta), storia dell’amore estremo fra lo scrittore scapigliato Iginio Ugo Tarchetti e Angiolina C., la donna malata di nervi che gli ispirò il personaggio di Fosca.

Incipit
Alla fine di maggio del 1945, ad Amsterdam, due ufficiali del Servizio di Sicurezza olandese si presentarono al portone di una grande dimora aristocratica sul Keizersgracht. Per la verità si aspettavano che l’incontro con l’irascibile, eccentrico e riservato personaggio che vi abitava, un pittore assai noto anche come collezionista e in apparenza molto stimato dai vicini, si risolvesse in una pura formalità se non addirittura in una stucchevole perdita di tempo. Non avevano alcun motivo di sospettare che il signor Han van Meegeren avesse intrattenuto disdicevoli rapporti d’affari col nemico. Di lui si sapeva che aveva dilapidato ingenti quantità di denaro durante la guerra, ma in fin dei conti aveva vinto il primo premio alla Lotteria Nazionale – qualcuno, anzi, affermava che l’aveva addirittura vinto per ben due volte. Inoltre aveva piazzato qualche colpo da maestro, del tutto legittimo, nel campo del commercio antiquario. Per di più aveva delegato la vendita del Cristo e l’adultera di Vermeer a un esimio collega e dunque non poteva essere ritenuto responsabile del fatto che quel quadro fosse poi finito nelle grinfie dei nazisti. …




Paola Mastrocola, Una barca nel bosco, Guanda
E’ nata nel 1956 a Torino, dove insegna Lettere in un liceo scientifico.
Ha scritto commedie per ragazzi: Con lacci e con catene (Teatro dell'Angolo, 1979); Una notte e le mille (Teatro dell'Angolo, 1992); L'uomo che perdeva le piume (Compagnia del Melarancio, 1998).
Raccolte di poesie: La fucina di quale dio, Torino, Genesi, 1991; Trittico del male, in "Poesia", ottobre 1997; Stupefatti, Marina di Minturno, Caramanica, 1999; L'animale che non si cattura, in 7 poeti del Premio Montale, Milano, Crocetti, 2000.
Saggi letterari, tra cui: - La forma vera. Petrarca e un'idea di poesia, Bari, F.lli Laterza, 1991; - "Nimica fortuna". Edipo e Antigone nella tragedia italiana del Cinquecento, Torino, Tirrenia Stampatori, 1996; L'idea del tragico. Teorie della tragedia nel Cinquecento, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998.
Ha inoltre curato le seguenti edizioni: DANTE, Vita nuova e Rime dubbie, in DANTE, Opere minori (vol. 1), Torino, UTET, 1985; MICHELANGELO, Rime e Lettere, Torino, UTET, 1992; e, con Guido Davico Bonino, l’antologia L'altro sguardo. Antologia delle poetesse del '900 Milano, Mondadori, 1996.
Ha infine pubblicato tre romanzi: La gallina volante, Milano, Guanda, 2000 (Premio Calvino per l’inedito 1999, Premio Selezione Campiello 2000, Premio Rapallo-Carige 2001); Palline di pane, Milano, Guanda, 2001 (finalista al Premio Strega 2001) e Una barca nel bosco, Guanda, 2004 Premio Selezione Bancarella, Premio Selezione Campiello).

Incipit
Non è per il tram. Il tram lo devo prendere per cinque anni alle sette di mattina. Ma non mi pesa.
Mi pesa tutto quello che viene prima, quando sono ancora a casa al buio, e la luce non la posso accendere se no mia madre si sveglia e, visto che viene a letto così tardi, meglio di no; mi pesa che devo lavarmi al freddo perché il riscaldamento non è ancora partito, mettermi su il latte nel pentolino e stare attento quando sfrigola che non si metta a bollire, se no se ne esce tutto sul fuoco, ed è incredibile quanto puzza il latte quando cade sul fuoco.
Veramente me la preparerebbe volentieri zia Elsa la colazione, ma siccome è molto grossa, se si alza troppo presto le gira la testa e potrebbe cadere. Mia madre mi ha detto: vuoi mica far cadere zia Elsa?
Mi ci faccio la zuppa nel latte caldo. Prendo il pane, lo rompo a pezzi, lo lascio un po’ così a galleggiare che diventa morbido e poi me lo mangio. È l’ultima cosa che mi pesa la zuppa, perché sono ancora in casa tutto solo, mezzo al buio e al freddo, e mi sembra che sia toccata solo a me una vita dove ti inzuppi il pane al buio. …



Premio Opera Prima

Valeria Parrella, Mosca più balena, Minimum fax

Nata a Napoli nel 1974. E’ laureata in lettere classiche e specializzata in lingua italiana segni, lavora per l'ente nazionale sordomuti di Napoli.
Nel 2003 e' uscito per Minimum fax Mosca piu' balena. Nel 2004 ho scritto racconti per l'antologia di Playground Bloody Europe, per l'antologia di Minimum fax, La qualita' dell'aria e per l'antologia dell'Ancora del mediterraneo, Pensa alla salute.
Ha scritto una sceneggiatura per il cinema, tratta dal romanzo Pericle il nero, regia di Francesco Patierno, e collaboro con il gruppo Espresso.
Mosca più balena è il suo libro di esordio con il quale ha vinto anche il Premio Ameelia Rosselli.