I Finalisti della XLIII edizione

La selezione dei 5 finalisti della Giuria dei Letterati 43° edizione del Campiello Letteratura
Ennio Cavalli, Quattro errori di Dio, Aragno

Ennio Cavalli
è nato a Forlì nel 1947. Inviato speciale e caporedattore del Giornale Radio Rai, vive a Roma.
Tra le sue raccolte di versi, Naja tripudians (prefazione di A.M. Ripellino, Marsilio ’76), Po e Sia (Sansoni ’91, in cinquina al premio Viareggio), Libro di storia e di grilli (Campanotto ’96, premio Montale), Libro di scienza e di nani (prefazione di R. Roversi, Empiria ’99), Bambini e clandestini (con una nota di Erri De Luca, Donzelli 2002, in cinquina al Viareggio e premio Pisa). Nell’autoantologia Cose proprie (premio Pascoli 2004) ha riunito trent’anni di versi.
In prosa, La Bibbia in lattina (Sansoni ’92, con una lettera di Federico Fellini), Il romanzo del Nobel (con una nota di Dario Fo, Rai-Eri 2000), Il poeta è un camionista (Archinto 2003) e Fiabe storte (Donzelli 2003). In uscita da Feltrinelli il romanzo di viaggio Il divano del Nord.
Recente ma intensa la sua attività di scrittore per ragazzi: La gallina dalle grida d’oro (Laterza, 2000), Se nascevo gabbiano...era peggio (Feltrinelli 2001, premio Arpino e Corvo Bianco della Jugendbibliothek di Monaco), I gemelli giornalisti (Piemme 2002). Quattro errori di Dio è in corso di traduzione in francese per le edizioni À la Croisée.

Incipit

Londra, 1990. Sala di lettura del Traveller’s Club. Sulla poltrona di cuoio grasso, l’impronta di un corpo. Sul tavolino, un bicchiere vuoto. L’angolo sfiorato dalle tende verde - oliva e dal grigiore del tempo è ancora più smorto, dopo l’improvvisa partenza di Sir Malcom Barry, ex diplomatico, guardingo nell’invecchiare, viaggiatore instancabile.

Sir Barry frequentava il Traveller’s dal lontano 1948, data della proclamazione dello Stato di Israele, della fine del mandato britannico e del suo rientro a Londra dalla Palestina. Gli anni trascorsi in Medio Oriente come giovane funzionario governativo lo avevano reso particolarmente esperto e inguaribilmente nostalgico del mondo arabo…




Gianni Celati, Fata morgana, Feltrinelli

Gianni Celati
, nato a Sondrio nel 1937, da diversi anni vive e lavora a Brighton, Inghilterra. Autore di racconti e romanzi caratterizzati da toni ironici, fiabeschi e drammatici. Il suo stile letterario fin dal suo esordio sembra nascere dal desiderio di creare una scrittura sciolta e naturale, come parlata. Si libera dalle banalità e dalle superficialità stilistiche regalando così al lettore la libertà di vivere il racconto attraverso immagini proprie.
Narratore, traduttore e saggista, docente universitario di letteratura anglo-americana all'Università di Bologna ma anche critico e film-maker; ha realizzato 4 film documentari (uno in lavorazione). Nel 1971 ha pubblicato il suo primo libro, Comiche, con prefazione di Italo Calvino. Ha pubblicato con gli editori Einaudi e Feltrinelli 14 libri di narrativa, alcuni dei quali tradotti in ben otto lingue. Fra i titoli più noti ricordiamo: Le avventure di Guizzardi (Premio Bagutta, 1973) Lunario del paradiso, Narratori delle pianure (Premio Grinzane-Cavour, 1983), Avventure in Africa (Prize for the Italian Fiction, 1998 New York), Parlamenti buffi (Premio Mondello, 1990) Cinema naturale (Premio Chiara 2001 e miglior libro dell’anno votato dai critici tedeschi).
Alla sua attività di scrittore ha da sempre affiancato quella di traduttore: più di una ventina di libri, dall’inglese, francese e tedesco, tra cui citiamo: Jonathan Swift, Mark Twain, Stendhal, L.F. Céline, Jack London, Herman Melville, Friedrich Hölderlin, Joseph Conrad. Attualmente sta affrontando la traduzione dell’opera dell’Ulisse di James Joyce per l’editore Einaudi.
Rebecca West ha pubblicato nel 2000 un libro sul suo lavoro per la Toronto University Press: Gianni Celati, the Craft of Everyday Storytelling. Altri due libri su di lui sono apparsi nel 2004: Geografie del narrare di Marco Sironi, e Atlante delle derive di Carlo Iacoli, entrambi edizioni Diabasis.


Incipit

A quattrocento chilometri dal mare verso nord est, un massiccio basaltico chiude il territorio dei Gamuna alle influenze delle popolazioni costiere, mentre sul versante opposto un vasto deserto sabbioso lo separa dalle strade che portano alle città dell’interno. Questo deserto non è attraversabile con normali mezzi di trasporto perché formato da placche d’argilla piene di crepe, che appena piove possono trasformarsi in grandi pantani come quelli che gli arabi chiamano wadi, e pericolosi come i wadi in primavera. E’ un’immensa pianura dove i Gamuna non si inoltrano mai, anche se dicono che i loro antenati sono venuti là, in un tempo non molto lontano…




Raffaele Nigro, Malvarosa, Rizzoli

Raffaele Nigro (Melfi 1947) vive a Bari dove è redattore capo presso la Rai. Ha esordito con saggi sulla cultura letteraria del Sud con Basilicata tra Umanesimo e Barocco (Premio Basilicata 1981), e Centri intellettuali e poeti nella Basilicata del secondo Cinquecento. Ha pubblicato saggi sulla letteratura del Novecento in Dialoghi sottovoce. Per il teatro ha scritto Il Grassiere, Bande, Discarica e Tutti i colori del Novecento, prodotti dal Teatro Abeliano di Bari; nell’86 Hohenstaufen e Il santo e il leone per Giorgio Albertazzi, e nel 2000 I colori della storia con Arnoldo Foà. In poesia ha pubblicato Giocodoca e La metafisica come scienza, ironie e sperimentazioni sul linguaggio dei media e nel 2001 Nulla concede il doganiere.Nel 1987 con il romanzo I fuochi del Basento ha vinto il Supercampiello. Del 1990 è il romanzo La Baronessa dell’Olivento cui seguono nel ’91 Il piantatore di lune (Premio Latina per il tascabile) e tra il 1993 e il 1995 i romanzi Ombre sull’Ofanto (Premio Grinzane Cavour 1993) e Dio di Levante. Nel 1996 scrive con Sergio Rubini la sceneggiatura del film Il viaggio della sposa. Del 1999 è il romanzo Adriatico, nel quale si affronta il tema del confronto tra Europa e Mediterraneo. Nel biennio 2000-2001 ha pubblicato gli apologhi Desdemona e Coca Cola e Gli asini volanti e il romanzo Viaggio a Salamanca, per l’editore Aragno. Tra il 1994 e il 2000 ha curato le edizioni critiche di Burchiello e la poesia giocosa del ’400 e ’500 e delle opere di Francesco Berni, entrambe per il Poligrafico dello Stato, nella collana “Cento libri per mille anni”. Ai reportage Viaggio in Puglia e Angeli santi e diavoli tra il Vulture e il Pollino ha fatto seguito nel giugno 2001 Diario mediterraneo (Premio Cesare Pavese). I suoi libri sono tradotti in molte lingue.


Incipit

Una finestra illumina la stanza, vi prorompe l’odore del mare con nuvole di vapori e zanzare. Negli angoli origliano i ragni. Mi fanno schifo i ragni, perché penso alle tarante che pungono d’estate i mietitori e le raccoglitrici di fragole, danno il morbo di San Vito. Almeno così si racconta dalle mie parti.
Siamo prigionieri di un rudere. Secondo El Houssi è un torrione di avvistamento. Una di quelle torri costruite dal bey di Algeri al tempo della guerra contro Carlo V. In una, dice per stupirmi, ma senza esito, vi sarebbe stato prigioniero persino Miguel Cervantes.
Siamo qui da due notti. Io deliro e impreco contro El Houssi per imprecare contro tutti gli arabi. Lui non reagisce. E’ un carta assorbente…



Pino Roveredo, Mandami a dire, Bompiani

Pino Roveredo
nasce a Trieste il 16 ottobre del 1954, dentro il silenzio di una famiglia di genitori sordomuti: il padre era calzolaio, e la madre infaticabile casalinga di gomito e affetto. Dopo varie esperienze (e salite) di vita: Istituto dei Poveri, ricoveri psichiatrici, carcere, alcolismo e altri inciampi, anche grazie al supporto della scrittura, riesce a liberarsi dalla sua storia a senso unico, e ritrovare il piacere delle discese. Dopo aver lavorato per anni in un salumificio e in una fabbrica di tappi di sughero, oggi, con la forma egoista del “Salvarsi – salvando”, fa l’operatore di strada e collabora con varie organizzazioni umanitarie che operano in favore delle categorie disagiate.
Tra le sue opere: Capriole in salita (’96) (segnalato dal “Corriere della sera” tra i migliori 100 libri dell’anno); La città dei cancelli (’98); Ballando con Cecilia (’00), da cui lui stesso ha tratto una stesura teatrale rappresentata al Festival di Todi e al Mitelfest di Cividale; San Martino al Campo (’00). Mandami a dire (05). Ha pubblicato per “Il Menocchio” di Montereale Valcellina: Schizzi di vino in brodo (’00).
Da anni, collabora come pubblicista giornalista con il quotidiano “Il Piccolo” di Trieste. Nel ‘99 ha scritto, sceneggiato e interpretato per la Rai il film-documentario I Luoghi di Pino.
Nel ’98 fonda e cura, con i ragazzi del Sert di Trieste, il gruppo teatrale “La Compagnia Instabile”, e il giornale di strada “Volere Volare”.

Incipit

I sordi vivono, viaggiano, si riposano, giocano e si rattristano, portandosi sempre dietro l’abbraccio infinito del silenzio: per loro, il rumore è un affare degli udenti.
Pensieri, dispiaceri, cronache, sogni, tutto gira senza lo spreco di un suono, perché il verbo “ascoltare” ha congiunzioni inutili. Quel silenzio è trattato come una normale condizione, e vissuto con rassegnazione da chi è stato vittima della dimenticanza di una legge naturale.
Qualche volta, sì, per quella mancanza può arrivare il rammarico dell’imprecazione delusa, ma solitamente è uno stimolo suggerito dalla maleducazione sana e, soprattutto, dalla commiserazione non richiesta degli “ascoltatori”. Quegli “ascoltatori” io li ho conosciuti bene, perché sono figlio di genitori sordomuti: io, prima di imparare i rumori, ho conosciuto il silenzio…



Antonio Scurati, Il sopravvissuto, Bompiani

Antonio Scurati, nato a Napoli ma cresciuto a Venezia, insegna Teoria e tecniche del linguaggio tv all’Università di Bergamo, dove coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza. Scurati esordisce nella narrativa con Il rumore sordo della battaglia, ponderoso romanzo pubblicato nella collana Scrittori Italiani e Stranieri da Mondadori nel 2002. Il libro riceve un’ottima accoglienza critica e vince numerosi premi (Premio Fregene, Premio Chianciano, Premio Leonardo Kilghren, Premio Selezione Reghium Julij opera prima). L’anno successivo si segnala a un pubblico di non specialisti anche per la sua produzione saggistica quando il suo Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale (Donzelli, 2003) è finalista al Premio Viareggio e riceve il Premio Valitutti Provincia di Salerno. Riscuotono l’attenzione di critica e pubblico anche i suoi studi sulla televisione (Televisioni di Guerra. La prima guerra del golfo come evento mediatico e la nascita del telespettatore totale, Ombre Corte, Verona, 2003).
Scurati collabora con Alias, La Repubblica Milano e tiene regolarmente una rubrica di critica della società mediata su Duellanti.
Il suo secondo romanzo, Il sopravvissuto, esce nel 2005 per Bompiani.


Incipit

Un’altra giornata di passione.
Questo era stato il primo pensiero di Andrea Marescalchi la mattina del 18 giugno 2001 quando, alle 6.45, appena alzato, aveva scrutato l’orizzonte caliginoso.
Lungo le rive del fiume Adda, infatti, una pesante cappa di calore andava già formandosi per effetto della bassa pressione che da due settimane gravava sulla pianura padana a causa del surriscaldamento generale dell’atmosfera terrestre da cui l’intero pianeta si sentiva minacciato. Di lì a un paio d’ore, quella mannaia d’afa sarebbe calata su tutti loro.
Che ingiustificata sensazione di angoscia…



Premio Opera Prima

Alessandro Piperno, Con le peggiori intenzioni, Mondadori

Alessandro Piperno è nato a Roma il 25 Marzo 1972. Insegna Letteratura Francese all’Università di Tor Vergata. Si è occupato di Proust, di poesia simbolista e di narrativa nord-americana. Attualmente collabora con riviste quali “Paragone”, “Nuovi Argomenti” e “Il Diario”.

Motivazione della Giuria dei Letterati:
La capacità dell’autore nel collocare in un microcosmo della Roma capitolina opulenta e sfrenata tra gli anni '70 e '80 una vicenda familiare a volte drammatica a volte esilarante, ma sempre inattesa.
L'esordio nella narrativa di un autore che sa come intrecciare amori, ossessioni, tradimenti di personaggi indimenticabili, in pagine che conquistano il lettore per la loro capacita' evocativa e la loro eleganza.