Gli autori della 51ª edizione

I 5 finalisti selezionati dalla Giuria dei Letterati 51ª edizione del Campiello Letteratura e il vincitore del riconoscimento Premio Campiello Opera Prima
La caduta (Nutrimenti) di Giovanni Cocco

Geologia di un padre (Einaudi) di Valerio Magrelli
Tentativi di botanica degli affetti (Bompiani) di Beatrice Masini
L'amore graffia il mondo (Mondadori) di Ugo Riccarelli
L'ultimo ballo di Charlot (Sellerio) di Fabio Stassi

Il vincitore del Premio Campiello - Opera Prima
Cate, io (Fazi editore) di Matteo Cellini


Giovanni Cocco - La caduta - Nutrimenti



Giovanni Cocco è nato a Como nel 1976.
Ha pubblicato
Angeli a perdere (No Reply, 2004), La Caduta (Nutrimenti, 2013) e Ombre sul lago (Guanda, 2013, in coppia con Amneris Magella).
I suoi libri sono tradotti in 10 Paesi.

Il prossimo romanzo uscirà con Giangiacomo Feltrinelli Editore all'inizio del 2014.

Vive a Lenno, sulla sponda occidentale del Lario.




La Caduta
L'ira, la cecità, la catastrofe. La violenza dell'uomo e la collera della natura. Dai primi rintocchi del terzo millennio fino al dolente epilogo delle colonne di profughi in marcia nella polvere, una tumultuosa trama di eventi – un disordine scientifico e incontrollabile – infrange l'illusione di pace dell'Occidente e ne annuncia la dissoluzione.
Parigi è stretta nel cerchio di fiamme e rabbia delle banlieue. Londra esplode per quattro volte in un giorno di luglio. New Orleans è un fantasma d'acqua dopo il grande uragano. I vulcani, in silenzio per decenni, resuscitano oscurando il cielo. Un presidente nero annuncia la morte dell'uomo che ha attentato alle torri. Il sangue scorre a Tunisi, al Cairo, a Bengasi. Il ragazzo dai capelli rossi uccide dentro un cinema. L'immensa nave si piega su un fianco per l'ultimo inchino. L'uomo vestito da poliziotto, sull'isola, spara senza pietà.
La Caduta racconta gli sconvolgimenti che hanno segnato il primo decennio del nuovo secolo attraverso un impianto narrativo poderoso, ispirato alla Torah e al libro dell'Apocalisse e modellato sui cicli pittorici rinascimentali. Un romanzo implacabile e trascinante, in cui il flusso della storia permea il destino degli individui, e ciascun personaggio condanna gli altri a pagare il prezzo delle proprie scelte, a espiare il castigo o a trovare la redenzione.

Hanno detto:

“Idea e strutturazione solida, dunque: che però da sole non sarebbero bastate a far della Caduta il testo che ne è venuto: e che è invece tale proprio grazie alla solidità della scrittura”.
Ermanno Paccagnini (La Lettura - Corriere della sera)
 
È uno straordinario cronachista (medievale) degli Anni Zero”, “l’abilità nel sottrarre il già troppo risaputo, il mediatizzato, al falso linguaggio della Comunicazione è straordinaria”, “Un eccezionale esempio di visione anti-televisiva”.
Vittorio Giacopini (
Domenica - Il Sole 24 ore)
 
“La Caduta miracolosa che rialza il romanzo”, “La Caduta è un capolavoro nel senso stretto del termine”, “folgorante romanzo d’esordio”, “padroneggia alla perfezione gli stili narrativi più diversi”
Fabrizio Ottaviani (
Il Giornale)
 
“I canoni stessi del romanzo vengono infranti”, “Quando gli oscuri tempi vengono cantati con una lingua così forte e una così rara sapienza di visione, vale persino la pena viverli”.
Loredana Lipperini (
Repubblica)


Valerio Magrelli - Geologia di un padre - Einaudi



Valerio Magrelli, nato a Roma nel 1957, ha pubblicato cinque raccolte poetiche. Le prime tre (Ora serrata retinae, Feltrinelli 1980, Nature e venature, Mondadori 1987, Esercizi di tiptologia, Mondadori 1992), sono state riunite nel volume Poesie e altre poesie (Einaudi 1996), cui hanno fatto seguito Didascalie per la lettura di un giornale (Einaudi 1999) e Disturbi del sistema binario (Einaudi 2006).
Accanto alla scrittura in versi, si segnalano quattro volumi in prosa: Nel condominio di carne (Einaudi 2003), La vicevita. Treni e viaggi in treno (Laterza 2009), Addio al calcio (Einaudi 2010) e Geologia di un padre (2013).
A questi due percorsi, si sono poi affiancati testi diversi come Che cos'è la poesia? La poesia raccontata ai ragazzi in ventuno voci (Sossella 2005, libro e cd), Sopralluoghi (Fazi 2006, libro e dvd), Il violino di Frankenstein. Scritti per e sulla musica (Le Lettere 2010) e il saggio Magica e velenosa. Roma nel racconto degli scrittori stranieri (Laterza).
Docente di letteratura francese all'Università di Pisa e poi di Cassino, ha diretto la collana di poesia “La Fenice” Guanda e la serie trilingue “Scrittori tradotti da scrittori” Einaudi (Premio Nazionale per la Traduzione 1996). Tra i suoi lavori critici, Profilo del Dada (Lucarini 1990, Laterza 2006), La casa del pensiero. Introduzione a Joseph Joubert (Pacini 1995, 2006), Vedersi vedersi. Modelli e circuiti visivi nell'opera di Paul Valéry (Einaudi 2002, poi, come Se voir se voir, l'Harmattan 2005, a cura di A. Ciancimino e P. Climent-Delteil), Il lettore ferito. Cinque percorsi critici: Larbaud, Apollinaire, Lamartine, Perec, Breton (Teatro di Roma, 2005) e Nero sonetto solubile. Dieci autori riscrivono una poesia di Baudelaire (Laterza 2010).
Ha scritto tre testi per il teatro. Il primo, Perso per perso, è stato messo in scena da Giorgio Barberio Corsetti nel 1986 (Festival di Villa Medici, Roma) e rielaborato dieci anni dopo da Guido Baggiani, in un madrigale a sei voci rappresentato da Giorgio Pressburger (Piccolo Teatro del Comunale, Firenze). Il secondo, Baudelaire e il terzo canto dell’”Eineide”, è andato in scena nel 2004 con la regia di Piero Maccarinelli (Notti bianche, Roma). Il terzo è un pamphlet politico intitolato Il Sessantotto realizzato da Mediaset. Un Dialogo agli Inferi (Einaudi 2011).
Nel 2002, l'Accademia Nazionale dei Lincei gli ha attribuito il Premio Feltrinelli per la poesia italiana.
Suoi testi sono apparsi su antologie e riviste straniere. Le sue poesie sono state tradotte in oltre venti lingue.


Geologia di un padre
Negli ultimi dieci anni Valerio Magrelli ha raccolto, su foglietti sparsi, appunti riguardanti il padre. Quando quest'ultimo muore, quei documenti diventano un materiale prezioso, «il bandolo canoro di un'infinita matassa di storie»: i viaggi in auto d'estate in giro per l'Italia; le avventure d'amore e morte durante la guerra; i desolati pomeriggi che l'uomo ormai maturo trascorre spingendo il genitore sul girello; il giorno in cui il figlio, armato di forbici, libera l'anziano febbricitante dal bozzolo del maglione; lo stupore di riconoscere, davanti allo specchio, un'espressione del viso che gli restituisce la ferrea legge dei vincoli genetici; gli abbracci, le risse, l'amore per Borromini o i folli scatti di rabbia. Diviso in 83 capitoli (numero che corrisponde agli anni vissuti dal protagonista), il libro scava fra ricordi personali e storia patria, mentre la biografia sfuma nella paleontologia, se non nella geologia... L'enigmaticità di questo iroso anti-eroe, e insieme la sua infinita lontananza, suggeriscono infatti una possibile identificazione con i resti umani di origine preistorica trovati in Ciociaria, a Pofi - suo paese d'origine.
Cosí narrando, Magrelli - orfano ad honorem e padre a sua volta - procrastina il congedo definitivo grazie al racconto, e non desiste, ma si maschera, fugge, scegliendo la digressione per scendere ancora piú in profondità nella vita del capostipite, e mostrarne, oltre alle virtú, anche quei difetti che lo rendevano «un vecchio esacerbato e vulnerabile». Ricorrendo al montaggio di elementi eterogenei (pagine di enciclopedia, versi, aneddoti, brandelli di giornale), Magrelli dà forma a un romanzo sui generis che rievoca un addio tanto doloroso quanto liberatorio: «Mentre scrivo queste righe, vedo davanti a me lo scatolone sigillato in cui ho riposto le agende dei suoi ultimi vent'anni. Le ho trovate qualche settimana fa durante un trasloco, ne ho sfogliate un paio, e poi le ho messe via per mandarle in soffitta. Possibile che non sia curioso di leggerle? Sono sbalordito dalla mia mancanza di interesse, ma devo prenderne atto. Non mi importa nulla degli archivi, e provo nausea per i documenti. L'unico documento sono io: la carta moschicida del ricordo».

Hanno detto:

Ci sono libri che si scrivono per tutta la vita, magari senza saperlo.
Valerio Magrelli ha raccolto per anni appunti e note sulla figura del padre, un insieme di tracce che attendeva di trovare forma.
Dopo la morte del genitore, quei biglietti cominciano a strepitare: «sapevo che ogni voce era una gola che domandava cibo. Sapevo che ogni richiamo era come un filo, il bandolo canoro di un'infinita matassa di storie».
Perché far brillare ciò che è accaduto - o ciò che si vorrebbe fosse accaduto - è il solo modo che abbiamo per vincere la morte. Giacinto Magrelli


Beatrice Masini - Tentativi di botanica degli affetti – Bompiani



Beatrice Masini è nata a Milano nel 1962. Laureata in Lettere classiche, ha cominciato a collaborare col Giornale diretto da Indro Montanelli nel 1985 e nel 1989 è stata assunta come redattrice agli spettacoli. Lasciato Il Giornale nel 1994 per La Voce, dopo la chiusura della Voce nel 1995 ha cominciato a collaborare per varie case editrici come traduttrice e consulente, editor. Ha pubblicato il suo primo libro per ragazzi nel 1996; ne sono seguiti una sessantina, tradotti in una ventina di Paesi. Ha due figli, Tommaso, 21 anni, ed Emma, 13. Tentativi di botanica degli affetti è il suo primo romanzo per adulti.


Tentativi di botanica degli affetti
Primo Ottocento, primavera. Bianca Pietra, giovane donna di buona educazione e scarsi mezzi, lascia la casa natale sul lago di Garda per approdare nella campagna milanese, ospite di un poeta di chiara fama: don Titta ha l’estro dell’agricoltura sperimentale, che pratica nella sua tenuta, e in più coltiva fiori e piante esotiche nel parco della villa di Brusuglio. E Bianca, abile acquerellista, è chiamata a ritrarre il patrimonio botanico del padrone di casa. Graziosa, ardente, irrequieta, si accinge al compito con slancio, entrando a far parte di una famiglia grande quanto complicata. Disegna, dipinge, esplora i giardini e studia con interesse la miriade di personaggi che popolano la grande dimora: tra di loro c’è Pia, una servetta orfana di acuta intelligenza e garbo innato che gode di singolari privilegi. Curiosa fino all’impudenza, sincera all’eccesso, incline alle fantasticherie, Bianca si convince che le origini di Pia nascondano un segreto e che don Titta con tutta la famiglia si stia dando molta pena perché esso resti tale: quanto basta per darle il desiderio di scoprire la verità avviando un’indagine appassionata. Ciò che Bianca, così acuta nell’osservare e illustrare la natura, si ostina a non comprendere è che questa ricerca del vero vede in gioco i suoi stessi sentimenti: ed è un gioco pericoloso, perché la botanica degli affetti non è una scienza esatta, non conosce regole e può rivelarsi profondamente ingannevole.


Ugo Riccarelli - L'amore graffia il mondo - Mondadori



Ugo Riccarelli (Cirié TO, 3 dicembre 1954 – Roma, 21 luglio 2013). Ha pubblicato: Le scarpe appese al cuore (Feltrinelli 1995, nuova edizione Oscar Mondadori 2003), Un uomo che forse si chiamava Schulz (Piemme 1998; premio Selezione Campiello), Stramonio (Piemme 2000; nuova edizione Einaudi 2009), Ricucire la vita (Piemme 2011), i racconti di Pensieri crudeli (Giulio Perrone 2006) e Diletto (Voland 2009) e, per Mondadori, L’angelo di Coppi (2001), Il dolore perfetto (2004, premio Strega), Un mare di nulla (2006), Comallamore (2009) e La repubblica di un solo giorno (2011), L’amore graffia il mondo (2012).


L'amore graffia il mondo

È come se portasse il destino nel nome, Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l'ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. E creare eleganza, grazia, bellezza è il suo talento. Un giorno dal treno sbuca un omino con gli occhi a mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un vestitino di carta per la sua bambola. L'omino scompare, ma le lascia un dono, un dono che lei scoprirà di possedere solo quando una sarta assisterà a una delle sue creazioni.
Potrebbe essere l'atto di nascita di una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti e poi la guerra...
e Signorina poco a poco rinuncia a parti di se stessa, a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando infine anche lei, quasi all'improvviso, si scopre donna e conosce l'amore, il sogno dura comunque troppo poco, sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato, costretto a "succhiare aria" intorno a sé come un ciclista in salita.
Nonostante i binari della ferrovia siano ormai lontani e la giovinezza lasci il posto a una maturità venata di nostalgia, ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione al bene e lotta per far nascere suo figlio una seconda volta, forte e capace di respirare da solo.
Solo alla fine, nell'attimo esatto in cui la lotta cede il passo alla quiete, quel figlio nato due volte si renderà conto che l'amore coraggioso, quello di una donna e di una madre come Signorina, porta nel suo stesso corpo le ferite e i graffi del tempo...
L'amore graffia il mondo è il ritratto appassionante di una donna più forte delle proprie fragilità e del vento della storia: una figura indimenticabile, unica, eppure sorella delle tante donne che ogni giorno come guerriere silenziose rinunciano a se stesse per abnegazione e per amore.
Ma - come Il dolore perfetto, con cui Riccarelli ha vinto il premio Strega nel 2004 - questo romanzo è anche la saga di una grande famiglia, con una galleria di personaggi severi o meschini, inermi o tenaci che rimangono incisi nella memoria perché appartengono a un tempo perduto. È la storia dell'amore più assoluto e viscerale, quello tra madre e figlio, e della speranza più visionaria. Ed è la celebrazione della forza dell'immaginazione: quella di una donna capace di trarre un abito dalle pieghe di un foglio di carta, perché bastano pochi semplici gesti per vestire di bellezza il mondo.



Fabio Stassi - L'ultimo ballo di Charlot - Sellerio



Fabio Stassi, di origini siciliane, vive a Viterbo e lavora a Roma come bibliotecario. È autore di tre romanzi, Fumisteria (2006, Premio Vittorini per il miglior esordio), È finito il nostro carnevale (2007), La rivincita di Capablanca (2008, Premio Palmi 2009; Premio Coni 2009). Ha scritto inoltre Holden, Lolita, Živago e gli altri. Piccola enciclopedia dei personaggi letterari (1946-1999) (2010). Con questa casa editrice ha partecipato nel 2009 all’antologia Articolo 1. Racconti sul lavoro.


L'ultimo ballo di Charlot
«Un giorno senza sorriso è un giorno perso» (Charlie Chaplin): avventura, sentimento, lacrime e risate, l’emozione del cinematografo e le meraviglie di una nazione che riusciva a sognare ad occhi aperti. Con l’aiuto del vagabondo più amato di ogni tempo. In una sera di Natale la Morte va a trovare Charlie Chaplin nella sua casa in Svizzera. Il grande attore e regista ha passato gli ottant’anni ma ha un figlio ancora piccolo e vorrebbe vederlo crescere accanto a sé. In un lampo di coraggio Chaplin propone un patto alla Vecchia Signora: se riuscirà a farla ridere si sarà guadagnato un anno di vita. Inizia così un singolare balletto con la Morte, e quella notte a salvarlo non sarà la tecnica consumata dell’attore ma la comicità involontaria che deriva dagli impacci dell’età. La questione però è solo rinviata: anno dopo anno, a Natale, la Vecchia tornerà a reclamarlo e bisognerà trovare il modo di suscitarle almeno una risata. Nell’attesa dell’incontro fatale Chaplin scrive una lunga e appassionata lettera al figlio. Vuole raccontargli la storia vera del suo passato, quella che nessuno ha mai ascoltato, ed ecco che dalle sue parole scaturisce l’avventura rocambolesca di una vita e il ritratto di un’epoca rivoluzionaria.
L’infanzia umile in Gran Bretagna, il padre alcolizzato e la madre che perde il senno, l’esordio sul palcoscenico assieme al fratello, il circo e il vaudeville, i primi successi e lo sbarco negli Stati Uniti, dove il giovane Chaplin passa da un mestiere all’altro – tipografo, boxeur, imbalsamatore – e da una costa all’altra. È un orfano a spasso per il Nuovo Mondo, incontra uomini straordinari e gente comune, e dalla loro anima generosa sembrano nascere sempre nuove possibilità. In quegli anni tutto sta cambiando, un fascio di luce su uno schermo bianco ha acceso la fantasia di un’intera nazione. L’America che accoglie Chaplin si guarda allo specchio in quelle prime pellicole, è romantica e vibrante, utopica e capace di qualsiasi gesto, dal più altruista al più vile. È leggiadra come Ester, la cavallerizza che ha incantato l’Europa, e cupa e violenta quanto il Ku Klux Klan. Le avventure di Charlie si susseguono a ritmo frenetico, fra tonfi e trionfi, illusioni e disillusioni, fino al giorno in cui ogni istante di quella vita, ogni emozione e ricordo, si trasformano miracolosamente in qualcosa di assolutamente nuovo. Accade davanti agli occhi stupefatti di una troupe impegnata in un film: un paio di baffetti, una camminata obliqua e incerta, un bastone e una bombetta polverosa, i modi di un Lord nei vestiti di un pezzente. Charlie Chaplin, venticinque anni e l’esperienza di un vecchio marinaio, ha smesso di esistere. È nato Charlot, il Vagabondo, e il mondo non sarà più lo stesso.


PREMIO CAMPIELLO OPERA PRIMA

Matteo Cellini - Cate, io - Fazi editore



Matteo Cellini Nato a Urbino nel 1978, vive a Urbania e insegna lettere in una scuola
media. Cate, io è il suo primo romanzo. Ha vinto il Premio Campiello Opera Prima.

Motivazione della Giuria dei Letterati
Opera di forte maturità e di elegante felicità stilistica, Cate, Io di Matteo Cellini (Fazi editore) racconta con leggerezza la condizione sofferente propria di chi, diciottenne e smisuratamente obesa, si trova a fare i conti non solo con se stessa e il proprio fisico, ma anche con una famiglia di autentici “eroi della dismisura”.
Il racconto si sviluppa nel segno d’una tenera, amabile, sorridente autoironia proprio grazie allo spirito combattivo di Cate, tanto da farne quasi uno “stile di sopravvivenza”.


Hanno detto:
“Un’opera prima, ma già fortemente matura. È un magnifico apologo scespiriano sulla malinconia del potere. Il romanzo procede con sicurezza e apparente leggerezza; e grazie anche a un ritmo ben concertato, accerchia il potere nei suoi aspetti più inquietanti”.
Collana Le strade - pp. 218 - euro 16
In libreria da febbraio 2013
«Ci sono guerre che non hanno tregua, eroi senza fanfare. Caterina è una di questi: una veterana di diciassette anni, che comincia la lotta ogni mattina, entrando nella tortura dei vestiti. Perché Caterina è obesa, e l’unica normalità che conosce è tra le mura di casa, in una famiglia di obesi. La sua identità scompare a contatto con il resto del mondo, perché fuori l’unico modo di sopravvivere è diventare Cate, la supereroina ferocemente autoironica il cui potere è quello di «essere il paragone che salva»: nessuna è più brutta, più grassa o più sola di lei. Caterina va a testa alta per il mondo ostile: attraversa le selve dei soprannomi, si veste del desiderio di essere invisibile, rifiuta la pietà degli altri. Il suo posto nel mondo è gravato dalla sproporzione, ma la sua scialuppa di salvataggio è l’intelligenza, la sua arma il sarcasmo con cui anticipa su di sé il giudizio degli altri per anestetizzarlo prima che colpisca duro.
Matteo Cellini entra a gamba tesa nella vita di Caterina, e senza sconti ci racconta la sua guerra. Lo fa talmente bene che non è la pietà per Cate quella che ci rimane, ma il rispetto. Rispetto per questa eroina condannata al fuori misura, e rispetto per un autore che la misura – letteraria – invece la conosce bene, con un racconto durissimo e lieve, implosivamente normale e ferocissimamente pieno di tenerezza». Alessandra Casella

«Cellini sa come raccontare Cate e la sua famiglia. Sa condurci nell’anima di una adolescente che troppo presto ha capito tante cose e non osa piu illudersi, vittima di un mondo feroce e di una lucidità estrema» Marco Lodoli, La Repubblica

«Cellini ha scritto un romanzo potente, al quale non è estranea la radicalità di Fedrigo Tozzi e la tensione espressiva di Landolfi» Filippo La Porta, XL

«Opera prima di forte maturità, che ben calibra l’introspezione dallo sguardo spietato e però lieve della protagonista. E che soprattutto poggia su solida struttura e linguaggio accurato, ben sopra il registro medio » Ermanno Paccagnini, Corriere della Sera

«Un romanzo acre e divertente. Ben piu che una promessa» Lorenzo Mondo, TuttoLibri
«Hai mai provato a immedesimarti in qualcuno? Matteo Cellini ci è riuscito, addirittura nel suo opposto, e lo racconta in un libro coinvolgente». Francesca Magni, Donna Moderna