I cinque finalisti della 26^ edizione

Venerdì 23 aprile 2021 è stata proclamata la Cinquina finalista del concorso Campiello Giovani 26^ edizione

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Roman di Salvatore LAMBERTI, Napoli
SAPIENTE

Roman è un ragazzino romeno che legge in classe una poesia dove parla dell’amore per un suo coetaneo, e per questo, e per il fatto di essere straniero, viene inseguito da alcuni suoi compagni di classe, prima deriso e poi picchiato, finché resta esanime a terra, senza difese. Il tempo di riprendersi un po’ e fa ritorno a casa, dove vive con la madre in misere condizioni da quando si sono trasferiti in Italia. Non riesce a parlarle dell’accaduto, e va a dormire. Nei giorni seguenti sente la madre parlare giù in cortile con un uomo e ridere, e poi farlo salire. Capisce che quell’uomo entrerà nella loro vita e la cambierà per sempre, e che a lui tocca farsi da parte. Fare come sempre: subire e aspettare che passi. Anche quello che considerava suo, l’amore di sua madre, è di altri. Sta crescendo, e perde ad una ad una tutte le sue illusioni.

Kiyoshi nella tempesta di Shannon MAGRI, Castel Gabbiano (CR)
POETICO

Un racconto sulle distanze e sulle relazioni tra una madre e un figlio, compromesse e contrastanti nei sentimenti di quest'ultimo. La difficoltà di un rapporto che viene riannodata da una tempesta e da un volume di poesie, elementi di riscatto e di riscoperta reciproca.
Connotata da una scrittura lineare e corretta, la narrazione descrive e accompagna felicemente le tappe di questo viaggio di riavvicinamento tra i due, con non poche cifre poetiche e suggestive.

Blu colomba di Martina SANGALLI, Carugo (CO)
MALINCONICO

La vicenda narra di Livia e Andrea, le cui strade, a distanza di anni, tornano casualmente a incrociarsi in un caldo pomeriggio estivo. Si ritrovano, così, a confessarsi i contenuti di quei silenzi con i quali, da innamorati, cercavano di non darsi dolore. È così che Andrea e Livia si scoprono cambiati: un riconoscersi, oggi, diversi che lascia sospeso anche il loro futuro, il quale pare tutto giocato nelle ore di una sera piovosa, tra le mura blu colomba della stanza di una pensione.
Con una scrittura capace di unire momenti di elevatezza espressiva e di gradevoli squarci descrittivi, l’autrice dà corpo a una vicenda delicata e malinconica, grazie anche a un dialogato che sa essere fluido e, al tempo stesso, stringente.

Ritratto di Parigi di Alice SCALAS BIANCO, Vigevano (PV)
SUGGESTIVO

Il racconto narra dell’incontro, inaspettato e imprevisto, di un padre e di una figlia, frutto di un rapporto d’amore in gioventù. A distanza di anni, sullo sfondo di una Parigi dipinta nelle emozioni dei protagonisti, l’uomo d’affari e la figlia, venuta all’improvviso, si conoscono o, meglio, apprendono ciò che non sapevano e ignoravano l’uno dell’altro, nonostante la resistenza dell’uomo e i pregiudizi della figlia. Il ricordo della bellezza e dell’amore che fu corre il rischio di annullare le ritrosie e il perbenismo dell’uomo che, ancorato alla famiglia e alla sua reputazione, stenta a rivelare qualcosa di sé e delle scelte della sua gioventù. Tutto si riannoda in un disegno stropicciato, conservato in tanti anni come un pezzo di paternità da rintracciare, che si rivela nelle reciproche emozioni e si scioglie nel calore di un bistrot, tra i ricordi di un innamoramento e un addio frettoloso.
Con uno spiccato e ricco incedere per immagini, la narrazione è ben costruita e unisce momenti suggestivi di paesaggi, sia esteriori, in una Parigi in movimento e fotografica, che interiori, con i dissidi di un uomo stretto tra i rimorsi del passato e le certezze del presente, in una descrizione equilibrata, fluida e lucida.

La somiglianza di Camilla TIBALDO, Trecenta (RO)
SORPRENDENTE

Carlo ha vent’anni e sente il peso del secolo che l’ha preceduto, con le sue rivolte, le sue guerre, le sue rivincite e i suoi trionfi, e la nostalgia di un tempo glorioso, di cui non c’è più traccia. Nel suo monolocale in una residenza per studenti cerca invano di comunicare con gli altri, e avverte questi suoi tentativi come fallimentari e inutili. Un giorno mette in bacheca all’università un annuncio: “Cercasi maestro” e sotto indica il suo indirizzo. Due mesi dopo arriva la prima lettera e inizia la corrispondenza. Il natale successivo Carlo si reca a casa dei genitori, per trascorrere con loro le feste, e decide di portare con lui le lettere, che nasconde in un cassetto della sua stanza. Sarà la madre a scoprirle e a rendersi conto che la grafia di tutte è la medesima. È sempre Carlo che si scrive da solo: e questa è la misura della sua solitudine.


SEGNALAZIONE DELLA GIURIA

FANDANGO CINEMA di Lorenzo Molinetti, Chiavenna (SO)
ONIRICO

Via Giambologna, una panchina, i neon che si accendono. Ogni sera uno spettacolo del quale il Maestro non poteva assolutamente fare a meno e al quale doveva partecipare con il medesimo, rigoroso rituale: quattro minuti per l’andata, undici di attesa, sei per il ritorno. Ma una sera una nuova luce rischiara un’insegna: “Fandango Cinema” e nulla sarà più come prima.