Le Giurie

A determinarne il valore e soprattutto la trasparenza resta il meccanismo, mai mutato, per giungere al vincitore: la duplice giuria.
La Giuria dei Letterati

Il regolamento del Premio Campiello affida al giudizio di una giuria tecnica, "dei Letterati", il compito di selezionare cinque romanzi tra tutti quelli in concorso, la cosiddetta “cinquina”, nel corso di un dibattito aperto al pubblico, denominata riunione di Selezione.

È formata da critici letterari, scrittori e cultori di lettere, esponenti di rilievo del panorama culturale italiano.
Il ruolo di Presidente, che varia per ogni edizione, viene assegnato a una personalità illustre, rappresentativa del mondo culturale, artistico ed economico italiano, la cui normale attività non è legata all’ambito letterario ed editoriale.

Spetta a questa Giuria la scelta:

- della cinquina finalista
- del vincitore del “Premio Campiello Opera Prima”
- del vincitore assoluto del Concorso Campiello Giovani


La giuria popolare – "dei Trecento Lettori"
Al gusto di una seconda giuria “popolare”, invece, costituita da 300 anonimi lettori, distribuiti in tutte le regioni d’Italia e rappresentativi di varie categorie sociali e professionali, selezionati di anno in anno, viene invece affidato il compito di scegliere il vincitore assoluto.

La Giuria dei Lettori cambia ogni anno, ed ha l’obbligo di mantenere l’anonimato fino alla chiusura delle votazioni. Ogni giurato può partecipare a una sola edizione.



Hanno detto...
"Ecco dove si è resa necessaria la formula della doppia giuria. La “chiamata di responsabilità” dei destinatari del libro, del pubblico anonimo e senza volto o fisionomia che stava nettamente fuori da qualunque “giro” è stata il germe che poi ha fruttato, e ha garantito l’affermazione del Campiello. Avendo cinque nomi da proporre, la giuria tecnica si garantiva uno spazio pluralistico. La giuria popolare, come fu chiamata, potendo votare una sola volta, fu spronata a pensarci su, a non improvvisare, a non giocare…Bene, questo mi pare il vero segreto del premio, se di segreto si può parlare”. In seguito ci hanno imitato sdoppiando le giurie e invitando il pubblico alle sedute di quella tecnica. hanno capito molto presto gli altri, che le grandi tirature provocate dal Campiello già sulla cinquina erano dovute alla giuria popolare. il pubblico dei lettori si riconosce negli anonimi trecento e perciò le sue scelte vanno nella stessa direzione che quelli gli indicano”.
Intervista all’Avv. Valeri Manera, Promotore del Premio Campiello, di Ivo Prandin, tratta dal Gazzettino del 25 luglio 1982.