Intervista a Pilade Riello,tratta dal Gazzettino del 28 agosto 1982, allora Presidente della Federazione Industriali del Veneto
“Il Campiello è nato per scommessa, è nato con il preciso intento di occupare determinati spazi. Gli spazi culturali di cui gli imprenditori si curavano poco. Ritengo però che il Campiello abbia anticipato i tempi. E’ dovere dell’imprenditore uscire dalla sua azienda per dimostrare che non si occupa soltanto di costi e di ricavi, ma che svolge anche una funzione sociale. L’imprenditore deve contribuire ad un aumento del livello culturale che consenta di polarizzare maggior e più consapevole consenso verso la sua attività e verso i risultati che ne derivano. Lo stesso imprenditore ha bisogno di cultura per capire i fenomeni della società: anzi non si può gestire un qualsiasi tipo di produzione senza conoscere e comprendere i problemi e le esigenze d’una società in via di sviluppo”.
Intervista con Vittore Branca Presidente della Giuria dei Letterati nel 1982 e del Comitato Tecnico del premio fino al 2004, tratto da: “Campiello & Campielli” 33° Premio Campiello, edizione speciale fuori commercio
Il Premio Campiello “ha segnalato attraverso gli anni […] i romanzi che rappresentano” - come ha sostenuto Vittore Branca, insigne letterato – “un areopago destinato in gran parte a durare”.
Intervista a Leonardo Mondadori di Alberto Frasson tratta dal Gazzettino del 31 agosto 1982
“Il Campiello ha la grande qualità di essere veramente un premio imprevedibile, non pianificabile dalle case editrici. I lettori del “Campiello” non premiano l’autore famoso, premiano il libro che piace”
Intervista all’Avv. Valeri Manera, Promotore del Premio Campiello, di Ivo Prandin, tratta dal Gazzettino del 25 luglio 1982.
Ecco dove si è resa necessaria la formula della doppia giuria. La “chiamata di responsabilità” dei destinatari del libro, del pubblico anonimo e senza volto o fisionomia che stava nettamente fuori da qualunque “giro” è stata il germe che poi ha fruttato, e ha garantito l’affermazione del Campiello. Avendo cinque nomi da proporre, la giuria tecnica si garantiva uno spazio pluralistico. La giuria popolare, come fu chiamata, potendo votare una sola volta, fu spronata a pensarci su, a non improvvisare, a non giocare…Bene, questo mi pare il vero segreto del premio, se di segreto si può parlare”. In seguito ci hanno imitato sdoppiando le giurie e invitando il pubblico alle sedute di quella tecnica. hanno capito molto presto gli altri, che le grandi tirature provocate dal Campiello già sulla cinquina erano dovute alla giuria popolare. il pubblico dei lettori si riconosce negli anonimi trecento e perciò le sue scelte vanno nella stessa direzione che quelli gli indicano”.