[ altre notizie ] |
Durante la cerimonia di selezione, la Giuria ha anche annunciato il vincitore del Premio Campiello Opera Prima, riconoscimento che viene attribuito dal 2004 ad un autore al suo esordio letterario, assegnato quest’anno a Gesuino Nemus per il romanzo La teologia del cinghiale (Elliot Edizioni).
Alla cerimonia hanno partecipato ospiti istituzionali, imprenditori, giornalisti e rappresentanti delle case editrici, che hanno seguito i commenti e la votazione della Giuria dei Letterati, presieduta per questa edizione dallo storico e docente universitario Ernesto Galli della Loggia e composta da autorevoli personalità del mondo letterario ed accademico quali: Federico Bertoni, Riccardo Calimani, Chiara Fenoglio, Philippe Daverio, Luigi Matt, Ermanno Paccagnini, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Roberto Vecchioni, Stefano Zecchi, Emanuele Zinato.
È stato possibile seguire il live tweeting della votazione all’hashtag #campiello2016, rimasto per ore al primo posto nella classifica dei trending topic.
Ernesto Galli della Loggia ha dichiarato: «Quella del Campiello è un’esperienza travolgente, che permette di capire il senso della letteratura. Da storico mi ha colpito che nei romanzi c’è una forte ambientazione storica, così come la varietà dei punti di vista. La vitalità della letteratura è data dalla capacità di farsi leggere, di uscire dagli scaffali».
Chiara Fenoglio ha tracciato una panoramica dell’annata editoriale: «Da 54 anni il Premio Campiello è il laboratorio dove si misurano i punti di continuità e rottura della letteratura italiana. Uno degli elementi più evidenti di questa annata è la molteplicità degli esperimenti letterari. Possiamo individuare cinque contenuti principali: il racconto di generazione, la narrazione messa a servizio di una necessità etica, una letteratura dallo sguardo ironico e dalla presa al contrario delle cose, racconti distopici e romanzi che esprimono un cortocircuito tra Io e potere, Io e storia».
Roberto Zuccato, Presidente della Fondazione Il Campiello e Confindustria Veneto, ha dichiarato: «Il Campiello non è solo un concorso di narrativa. Certo, l’aspetto letterario è fondamentale e oggi, come accade da oltre 50 anni, la Giuria ha selezionato i 5 migliori romanzi italiani dell’anno editoriale. Ma il Campiello è qualcosa di più: è un ponte tra la cultura e il mondo dell’impresa. Investire in cultura è vitale, perché forma cittadini consapevoli, ci rende più aperti al cambiamento, ci permette di valorizzare la qualità dei prodotti del Made in Italy e di raccontarli al mondo, di rendere più competitivo il territorio, di sostenere il nostro patrimonio storico e artistico. Il Campiello è il cuore e l’emblema dell’impegno degli imprenditori veneti nella promozione della cultura. Un impegno rivolto anche e soprattutto verso le nuove generazioni, per valorizzare il talento di tanti ragazzi e ragazze che ogni anno partecipano al Campiello Giovani».
«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica», ha ricordato Massimo Finco, Presidente di Confindustria Padova, citando l’articolo 9 della Costituzione. «Sta qui l’essenza di una visione che pone cultura e conoscenza a fondamento dell’idea stessa di sviluppo e che da tempo abbiamo fatto nostra. Fare della cultura un fattore di sviluppo economico e civile, proprio mentre l’Italia sperimenta un primo momento di crescita persistente ma a bassa intensità, è una sfida perfetta per il Paese della bellezza, del gusto e dell’arte. Apprezziamo alcuni passi avanti nelle politiche per la cultura. Molto ancora si può, e si deve fare per consolidare un approccio che stabilmente vira dai tagli agli investimenti in cultura, oggi l’1,4% della spesa pubblica (2,1% nell’Ue). Affinché l’Italia torni a fare l’Italia e riconquisti il primato che le spetta e che va di pari passo con l’eccellenza della sua industria».
Di seguito la motivazione con la quale è stato assegnato il Premio Campiello Opera Prima: «Gioca di sovrapposizione onomastica col suo personaggio l’autore della “Teologia del cinghiale”. Gesuino Nemus (ossia Nessuno) è infatti lo stesso della voce narrante, che ci offre un sorprendente esordio, ambientato a Telèvas, “un’enclave a se stante” in Sardegna e che ha quale centralità temporale il 21 luglio 1969 del ritrovamento del corpo di Bachisio Tudìnu e, il 22 luglio, di sua moglie Elvira Bòttaru, impiccata a casa. Sarebbe però sbagliato leggere un simile romanzo come giallo, pur poggiando su misteri, silenzi, ancestralità, segreti. Una voce ricca di affabulazione, quella di Nemus: umori, sapori, parlate, sguardi, silenzi, canzoni, tradizioni che fanno della “Teologia del cinghiale” un romanzo saporosamente antropologico, in una ambientazione subito presentata come “poco normale”, come del resto sono un po’ tutti i personaggi che vi si muovono. Un romanzo che si fa apprezzare anche per una lingua ricca di venature, con ricchi inserti di lingua sarda (quasi sempre resa comunque dialogicamente comprensibile). In una orchestrazione davvero sapiente, che sa tenere la tensione. E che approda a un finale insospettato e inatteso».
Il vincitore della 54^ edizione del Premio Campiello verrà annunciato sabato 10 settembre a Venezia sul palco del Teatro La Fenice, selezionato dalla votazione della Giuria dei Trecento Lettori anonimi. I Giurati vengono selezionati su tutto il territorio nazionale in base alle categorie sociali e professionali, cambiano ogni anno e i loro nomi rimangono segreti fino alla serata finale.
La 54^ edizione del Premio Campiello è sostenuto da Umana, Eni, Save, Allianz, Veronafiere, Anthea, Geox, Calearo Antenne, Adacta, Sum, con la collaborazione tecnica di Grafiche Antiga e Prodir, la collaborazione della Fondazione Musei Civici di Venezia ed il patrocinio della Regione del Veneto.